InstantMuseum Mefite - Rocca San Felice 5
InstantMuseum Mefite - Foto 45
Terra Arte 2008 - Scultura di Riccardo Dalisi
InstantMuseum Mefite - Frigento 4
InstantMuseum Mefite - Rocca San Felice 7
Terra Arte 2011 - Egidio Iovanna, Germoglio di terra
Terra Arte 2001 - Sculture di Riccardo Dalisi al tramonto
Terra Arte 2002 - Riccardo Dalisi - Calciatore
Terra Arte 2010 - Andrea Basile, Mino Longo e Sara Trovato
Terra Arte 2012 - Videomostra
Terra Arte 2009 - Luca Pugliese - Armonia tangibile, verso il crepuscolo
Terra Arte 2012 - Luca Rossi, Il raccontaio


Arti Visive / Luca Pugliese



Musicista, cantautore, pittore e architetto, Luca Pugliese (Avellino, 1973) spazia nei più svariati ambiti artistici indirizzandosi a un’idea di un’arte “totale” e “totalizzante”. Un'arte che trae origine da un'innata vocazione interdisciplinare e che negli anni si è arricchita di un forte valore “mediatico” in senso sociale, affermandosi come medium per rilanciare le radici popolari della cultura. 

Questo percorso ha inizio con la seduta di laurea (novembre 2000), quando l’ancor giovane artista, a preludio della discussione, tra lo stupore dei tanti presenti e soprattutto dei togati, esegue alcuni brani musicali ispirati alla sua tesi in Progettazione. È la prima di una lunga serie di"irruzioni" con cui Luca Pugliese entrerà e poi si farà strada nel mondo dell’arte. Ognuna delle sue “apparizioni” successive sarà infatti un "irrompere" entro i confini del visto e del sentito per espanderli.  

Già l’anno successivo, nell’agosto 2001, dà vita in Irpinia a Terra Arte, proiettando la terra d’Irpinia nel panorama artistico internazionale. 

Sempre nel 2001 prende corpo la “mitologia” del legno: l’idea del suonare e del suonato come “ossessivo” ascolto e limatura delle vibrazioni e improvvisazioni emanate dal legno di una chitarra. Idea che Pugliese ha esportato e concretizzato nel suo Fluido Ligneo, progetto di musica d’insieme dalle svariate collaborazioni e con all’attivo quattro album (Endemico, 2003, presentato con Angelo Branduardi; Flashbacks, 2005; Andante…, 2009, distribuito da EMI; Déjà vu, 2012). 

Come pittore, ha tenuto mostre personali e collettive in tutta Italia. Nel 2010, con la sperimentazione pittorico-musicale “Cosmo sonoro”, confluita nell’omonimo catalogo (ed. Skira), ha tenuto mostre personali alla Triennale Design Museum di Milano e al Museo internazionale e Biblioteca della musica di Bologna. 

A partire dal febbraio 2013 ha diretto il suo impegno civile e sociale verso la drammatica situazione delle nostre carceri, promuovendo e organizzando a proprie spese una tournée che finora ha interessato nove istituti penitenziari in tutta Italia, per un totale di sedici concerti. 

La tournée nelle carceri ha segnato la nascita di una nuova versione live, ossia il passaggio dalla musica d’insieme al polistrumentismo solista in versione one man band (voce, chitarra, percussioni a pedale), che è la veste musicale con cui oggi l’artista ama esibirsi.


Mostre personali – Terra Arte 2012

Dalla terra al cosmo in grandi formati

In principio l’arte nasce come elaborazione delle conoscenze acquisite dagli uomini indagando tra flora, fauna e fenomeni celesti. Così è stato per molti millenni.  Luca Pugliese è convinto che questa condizione progettuale sia servita agli artisti per diventare mediatori tra l’erudito sapere scientifico e la cultura del popolo, più predisposta ad apprendere le articolate dottrine dei tecnici, attraverso la fruizione di opere pittoriche, scultoree, musicali, teatrali.

Con l’arte, le manifestazioni del cielo diventavano metafore di vita, trasfigurazione di eroi, divinità, sentimenti; l’ultraterreno assume sembianze antropomorfe, zoomorfe e vegetomorfe. La filosofia delle metamorfosi diventa regola etica e prodotto agricolo stagionale, tecnica per coltivare il giardino terrestre, e principio morale per condividere principi comuni. L’artista è un vero e proprio sciamano portatore di conoscenza. I lavori pittorici di Luca Pugliese inglobano questa visione olistica che unisce cielo e terra. Le sue osservazioni artistiche si inseriscono all’interno del gruppo sociale  di appartenenza con interventi realizzati in diversi fronti. Il mestiere dell’artista, interpretato come ruolo socialmente utile, stimola l’attitudine a conservare le tradizioni e a innovarle per tramandarle ai posteri con la creazione di nuove. Il cosmo, spartito musicale e luogo ricco di suoni e di armonie, è anche uno schermo di proiezioni dinamiche, dove ogni notte gli abitanti dell’Irpinia scorgono il volto luminoso di stelle, pianeti, e della Via Lattea. Il cielo è un territorio astratto per chi  disinteressatamente osserva frugale la volta celeste. C’è sempre qualcuno, nella storia di ieri e di oggi, che opera per collegare, con fili sottili, la terra al macrocosmo, ed è convinto che nel firmamento troverà la strada per uscire dal labirinto.                      

 

(Fortunato D'Amico)

Mostre personali – Terra Arte 2018

Installazione "Pesci di montagna"

Dopo aver navigato ed esplorato per anni le infinite vie pittoriche del micro e del macro cosmo, Luca Pugliese nel 2017 incontra i nostri più antichi antenati, i pesci. 

Luccicanti e fuggenti sagome tridimensionali guizzano tra le venature di vecchie e pregiate tavole lignee. Ironici, delicati, fiabeschi, evocativi, surreali, i Pesci di montagna, tanto simili quanto diversi gli uni dagli altri, rivelano d’acchito la maestria dell’artista nel creare scene uniche e irripetibili modulando e variando una circoscritta gamma di pattern formali. Nascono a 900 metri sul livello del mare. Il loro mare è il legno: il legno degli alberi della lussureggiante Irpinia; il legno della chitarra di Luca Pugliese e il “fluido ligneo” entro il quale naviga la sua musica; il legno “prototipo del tempo”, perché la “ritmica” degli anelli ondulati della superficie lignea è un tempo ibernato, reso fluido dal guizzo dei pesci. «Ai miei occhi,» dice Pugliese a proposito del legno «un albero non è altro che una proboscide che sugge acqua per crescere e nutrirsi. È quindi acqua, che da fluida diventa materica e, almeno al nostro tatto, impenetrabile». 

Appare ben evidente il rapporto tra il tema del pesce e le performance musicali one man band. «Quando suono più strumenti contemporaneamente» racconta «mi sento proprio come loro, i pesci. La musica che produco con la combinazione armonica dei miei arti, mi ricorda il guizzo di un pesce nell’acqua, vale a dire il sottile e straordinario gioco di propulsione e di equilibrio che rende possibile la sua danza libera, estensibile in ogni direzione». 

Perché seguite me?, Non disturbate le coppie, Giornata colorata, Oggi vale la pena svegliarsi, Impeto, Pluralismo, Mimetizzati, Migrazione, Diaspora: questi alcuni titoli del vastissimo panorama tematico in cui si inscrivono i Pesci di montagna, sorta di trasfigurazione della società umana in chiave animale e rappresentazione simbolica del suo strutturarsi in un sistema di relazioni “liquide”, mutevoli, cangianti. 

In quel processo enigmatico che è la restituzione di un senso, che indubbiamente ci disorienta a fronte delle molteplici valenze simboliche ascritte al pesce da svariate e antichissime tradizioni, il particolare che in questa produzione più di tutti risalta è che questi pesci sono tutt’altro che muti. Il supporto ligneo vuole essere una specie di segnale direzionale. I Pesci di montagna non parlano, è vero. Eppure sono “suggeritori”, quanto meno nel senso che “suggeriscono”, attraverso la “loquacità” dell’occhio e la posa del corpo, la via da seguire, in direzione dell’armonia, dello scorrere e del crescere insieme, dell’affrontare la vita a seconda degli eventi, senza alcun’altra pretesa se non quella di andare avanti. Perché i pesci, liberi di dirigersi in ogni direzione, a differenza degli uomini non smarriscono mai la strada...

Lo scorso maggio i Pesci di montagna hanno visto per la prima volta il mare, quello vero, in una mostra personale che si è tenuta a Napoli presso la Villa Comunale. 

Il 21 luglio, a Terra Arte, svariate gigantografie dei Pesci di montagna illumineranno la faggeta di Gavitoni. La sosta sui monti Picentini è la tappa di un viaggio a ritroso che è ben più che un ritorno a casa: è un fiabesco balzo all’indietro nel tempo delle origini, tra le antichissime ere geologiche che hanno visto strati e strati di depositi marini sedimentarsi nel paradiso di roccia calcarea su cui oggi poggiano i nostri piedi. Se la sera del 21 luglio quella roccia trasuderà di mare, è per ricordarci che tutti, uomini, pesci, rocce, alberi, stelle..., siamo composti degli stessi elementi. 

 

C’era una volta. . .

Una vecchia tavola di legno giaceva abbandonata in una baracca di montagna. Per tanti e tanti anni, nessuno mai si accorse della sua esistenza, nessuno mai le rivolse parola. Finché un giorno entrò nella baracca una donna, che si era persa inseguendo le stelle. 

«C’è qualcuno?» chiese la donna guardandosi intorno. Nessuna risposta. «C’è qualcuno che possa aiutarmi? Devo aver perso la strada.»

La tavola prese coraggio e con voce arrochita sillabò: «Gentile signora, sono qui da lustri e lustri, non so nulla di ciò che accade lì fuori. Ma dimmi, qual è il tuo nome?»

«Io sono la Pittura. La più colorata delle arti. Ho il potere di creare e trasformare tutto ciò che desidero. E posso assoggettare chiunque senza muovere dito. Tuttavia, Dio solo sa come e perché, a volte mi perdo e smarrisco la via, proprio come stanotte. Sai, ho avuto alla mia mercé i più grandiosi esseri umani, che hanno fatto di me tutto ciò che volevano e che io volevo. E ora eccomi qui. Sola, come sempre vergine e in cerca del primo amore.»

Il povero vecchio pezzo di legno non poté che annuire, rosso di sottomissione e d’imbarazzo. «Io invece sono quello che gli uomini chiamano “scarto”. Provengo dalla nobile stirpe degli alberi, antichissimi abitanti di questo pianeta, che passano la vita intera a suggere dal terreno l’acqua e a trasformarla in materia, il legno.»

La Pittura si sentì come risucchiata dal placido scorrere di quelle parole. Il pezzo di legno trattenne per un istante il respiro, mentre un tremito di vita gli trapassò il cuore. 

«È troppo tempo ormai che sono qui, a non servire a nulla. Io che sono una tavola, per giunta di pregiate radici. Mia gentile signora, se davvero puoi tutto, perché non resti e non fai di me ciò che vuoi? Soffia via dal mio corpo questa polvere, ridammi alla luce, illumina le rughe della mia vecchiaia. Ho un mare di cose da raccontare.»

(Testo di Serena Cuoppolo, da un’idea di Luca Pugliese)

 

 

 


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