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Location / Sant'Angelo al Pesco



A circa 7 chilometri dal centro di Frigento (Av), sul lato sudest della valle Ufita, sinuosi colli cingono in un abbraccio materno un villaggio sepolto. Si tratta di Sant’Angelo al Pesco, un insediamento longobardo sorto lungo la linea di confluenza tra i tratturi che collegano il versante tirrenico e quello adriatico attraverso il guado del fiume Ufita.

La nascita del sito è coeva all’affermazione, in Irpinia, del modello insediativo dell’abbazia-fortezza sotto il patrocino di san Guglielmo da Vercelli. Il primo documento che fa riferimento al Pesco risale al 1070 ed è relativo alla donazione della chiesa e del territorio circostante al monastero beneventano di Santa Sofia da parte di Roberto il Guiscardo.

Nei documenti successivi il sito è citato come castrum, in conseguenza del rafforzato ruolo difensivo che l’insediamento deve aver acquisito in seguito alle successive invasioni.

Quanto alla toponomastica, “Sant’Angelo” lega il sito al culto longobardo dell’arcangelo, radicato in molti centri dell’Italia meridionale, mentre la parola "Pesco", malgrado l’etimo incerto – collegabile all’osco peesslùm/pestlùm, “podio” (equivalente del latino podium, “poggio”), al latino tardo pesclus/ pesculum, “pietra sporgente”, “roccia”, alla voce pëskon e simili di vari dialetti centromeridionali, o addirittura al greco pessòs “masso, macigno” –, è ampiamente attestata come prefisso, o parte di toponimo, di insediamenti su alture in una vastissima area centromeridionale, comprendente Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Lucania e Puglia.

La parola “Pesco”, dunque, si spiega in riferimento alla maestosa roccia sulla quale tuttora posano i ruderi senili della chiesa longobarda comunemente detta “preta re lo piešco”, unica ma possente evidenza archeologica dell’antico abitato.


Si tratta di una piccola chiesa a pianta rettangolare, costruita con materiali e tecniche locali (pietra calcarea e muratura a sacco) e probabilmente sovrapposta alla precedente rocca difensiva. I profili delle nicchie e delle finestre a saetta, ancora oggi visibili, palesano la disposizione delle funzioni liturgiche.

Questo austero rudere, dove un giorno la mano dell’uomo completò lo schizzo della natura, serba memorie di una realtà primigenia che il tempo ha scalfito ma non corrotto, e amplifica la mistica suggestione di un luogo che è, già di per sé, rifugio e nutrimento dell’anima.

Presso il sito di Sant’Angelo al Pesco hanno avuto luogo le edizioni 2001, 2002 e 2003 di Terra Arte.



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